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Le Origini

Donna Guiomar di Lisbona: storia della prima fondazione
donna guiomarUna signora portoghese originaria di Lisbona, di nome Guiomar, si era stabilita a Roma, molto probabilmente di passaggio o di ritorno dalla Terra Santa.
Guiomar era figlia di un certo Vicente, forse della famiglia Noronha, presumibilmente sposato, in quanto in una pergamena del 1372 si fa riferimento alla sua dote nuziale. Muore durante il pontificato di Bonifacio IX, tra il 1389 e il 1404.
Nella sua casa, a Roma, nel Rione Monti, aveva iniziato ad accogliere le donne portoghesi che giungevano a Roma in pellegrinaggio per visitare le tombe degli Apostoli.

 

 

La casa
la casaLa proprietà di D. Guiomar si trovava nella parrocchia di S. Sergio e Bacco, vicino alla Chiesa della Madonna dei Monti, nel quadrilatero formato dalle attuali via del Grifone, via Baccina e via dei Serpenti. Il quartiere era allora piuttosto deprimente per la scarsità d’acqua dovuta allo stato dei vecchi acquedotti romani.

Fino al 1526 sappiamo dell’esistenza di una casa, e di una seconda casa, più piccola acquistata da D. Guiomar nel 1367.

 


L’Ospedale della Madonna di Betlemme – (1363 – 1467)
Con il numero dei pellegrini in costante aumento, Donna Guiomar avverte l’urgenza di organizzare un ospizio.  Apprendiamo da un documento del 1363, in cui cominciano a delinearsi le regole di funzionamento dell’Ospedale, che i beni di Donna Guiomar ed altri benefattori, oggi sconosciuti, si destinavano alla fondazione di un ospedale per l’accoglienza dei viandanti (inizialmente riservata soltanto alle donne portoghesi in pellegrinaggio a Roma).  La direzione dell’ospedale era affidata ad un uomo di nazionalità portoghese, eletto dalla comunità residente a Roma. Tale elezione avrebbe dovuto essere approvata dal Vicario Generale di Sua Santità, dunque si trattava di un ospedale nazionale sotto la protezione del Santo Padre.

L’Ospedale, pur appartenendo alla nazione portoghese restava sotto la protezione della Chiesa.
Gli Statuti, conosciuti fino al 1593, governano l’Ospedale per circa 104 anni, fino all’annessione degli ospedali portoghesi progettata da D. Antão Martins de Chaves.


La dedicazione
Oltre all’accoglienza dei pellegrini, Donna Guiomar aveva disposto alcuni incarichi pii, come la messa giornaliera per la sua anima e quella per gli altri benefattori, una messa cantata in onore di Gesù e della Madonna di Betlemme il giorno di Natale e che la luce di una lanterna restasse sempre accesa di fronte all’immagine della Madonna.
La dedicazione del primo ospedale, che certamente non aveva una chiesa annessa
 ma probabilmente solo un semplice oratorio, rimase in uno degli altari laterali della chiesa che in seguito fu edificata in Campo Marzio.

Beni ereditati dall’Ospedale
La casa originaria su due piani, e quella all’angolo con l’odierna via del Grifone col tempo furono incorporate in una sola casa ed annesse alla proprietà adiacente e, in seguito, nel 1778 ceduto al capomastro della chiesa attraversando molte generazioni, per essere infine acquistate da un suo discendente nel 1909.
La proprietà che restava – due stalle e il terreno che proseguiva fino a Monte Cavallo (via dei Serpenti) – fu trasformata e costruita progressivamente e venduta tra la seconda metà del XIX secolo e primi decenni del ‘900 ai suoi inquilini, che nella maggior parte dei casi vi abitavano da generazioni.


L’Ospedale della Chiesa di Lisbona a RomaLe uniche notizie sicure riguardanti questo ospedale sono la Bolla Superne Dispositionis, grazie alla quale fu legalizzato l’ospedale di Don Antão Martins de Chaves.  Con un riferimento all’esistenza di un ospedale a Campo de’ Fiori (situato forse nello stabile che si trova attualmente al numero 15 di questa piazza) governato dal Decano e Capitolo della Cattedrale di Lisbona, i cui scarsi beni non avevano nessuno che li amministrasse.   Queste le motivazioni che alla fine, dopo molte resistenze, hanno permesso la sua integrazione nel 1467. Per il resto non si hanno molte altre notizie riguardo a questa fondazione.

Non si conosce la data della sua origine, il suo fondatore e neppure la sua dedicazione. Sembrerebbe, dunque, piuttosto plausibile che la data della sua fondazione fosse successiva a quella della fondazione dell’ospizio di Donna Guiomar, contemporanea al ritorno del papa da Avignone (1377) e contemporanea alla comparsa, nello stesso rione Arenula, di altri ospedali nazionali, come quello di Svezia (S. Brigida, piazza Farnese), degli Aragonesi, Catalani, Valenziani e  Inglesi.

Quanto al suo patrono, si trattava forse di San Vicenzo, dal momento che, da un lato, questa è una delle tre dedicazioni della chiesa annessa al nuovo ospedale in cui Don Antão riunisce le tre strutture preesistenti (La Madonna di Betlemme, Sant’Antonio Abate e San Vicenzo), e dall’altro per il fatto che il Santo Martire è patrono della città di Lisbona, la cui diocesi sarebbe appartenuta all’ospedale.
Miguel de Almeida Paile suggerisce molti nomi per l’ipotetico fondatore, evidenziando in particolare due ambasciatori di João I presso la Curia Pontificia: il Cardinale D. João Esteves de Azambuja, Arcivescovo di Lisbona, che riceve nel 1411 il titolo cardinalizio, restando a Roma per molti anni e fondando il convento al posto dell’attuale S. Girolamo della Carità; e quello di Frei Vicente de Lisboa, ambasciatore dello stesso sovrano presso la Curia Pontificia e fondatore di monasteri a Lisbona e Benfica.

Nella Bolla di Paolo II, si fa riferimento «all’esistenza, in “Campo de’Fiori”, di un antico ospedale che aveva bisogno di un profondo restauro».
Abbiamo anche notizie della resistenza di alcuni portoghesi e Beneficiati dalla Chiesa di Lisbona, vinta solo nel 1367 grazie all’azione del Vescovo di Silves, che ha come risultato la fusione nel nuovo ospedale.

Una casa…e altre proprietà
altre proprietaUn edificio in Campo dei Fiori, di cui già si aveva notizia nel 1488 e sembra essere lo stesso stabile che si trova attualmente al nº 15 della piazza; questa casa, composta da due corpi separati da un cortile, e la cui parte sul retro è incorporata nel palazzo che oggi si affaccia su Piazza Farnese, è descritta minuziosamente nell’inventario del 1606.
Altri due edifici, di cui si ha notizia nel 1477, furono venduti verso la metà del XV secolo ad Alessandro Farnese, allora Papa Paolo III, per essere poi demoliti e lasciare spazio per la costruzione per Palazzo Farnese e l’omonima piazza.
Due locali di fianco all’entrata principale del ghetto ebraico, di cui ugualmente non si conosce l’origine, furono demoliti per ordine della Camera Apostolica, considerandone l’avanzato stato di degrado, avendo ricevuto il pagamento nel 1618.
Nello stesso rione, in Vicolo Capovinti, si trovava un altro edificio restaurato ed ampliato nella seconda metà del secolo XVI e venduto nel 1888.

 

 

L'Ospedale dei Pellegrini

Don Antão Martins de Chaves
don antaoDon Antão Martins de Chaves, Vescovo di Porto, prese parte ad una Ambasciata inviata da Don Duarte, Re del Portogallo, al Papa Eugenio IV, nel 1435. Partecipò al Concilio di Basilea (trasferito in seguito a Ferrara), accanto al Papa Eugenio IV e presiedette una missione inviata dal Papa con l’Imperatore d’Oriente e con il Patriarca, al fine di ottenere il suo appoggio. In seguito al successo della Missione fu nominato Cardinale di san Crisogono, (1439) e rimase a Roma fino alla sua morte (1447).

Qui cominciò ad interessarsi alle istituzioni della “Nazione Portoghese” e progettò la costruzione di un nuovo ospizio. Comprò un terreno nella zona di Campo Marzio, (parte dell’area in cui l’Istituto ha sede tuttora), dal Convento di Sant’Agostino e da lì iniziò la realizzazione di un progetto con la costruzione di una piccola Chiesa che dedicò “alla Gloriosa Vergine Maria” e ai Beati S. Vincenzo Martire e Antão (Antonio Abate),  come riferito in seguito nella  Bolla Superne Dispositionis, del 1467, di Papa Paolo II. Prima di morire, l’11 luglio 1447, fece testamento a favore di questa chiesa affinché si costruisse l’Ospedale per i «poveri di Cristo della “Nazione Portoghese”», e si designassero anche un responsabile ed un cappellano, come testimonia la Bolla Superne Dispositionis.  

Con la Bolla Superne Dispositionis sono dettate i primi statuti per governare l’istituzione, che resteranno in vigore fino al 1486 seguendo le norme già indicate nel testamento.


Don Jorge da Costa

Il Cardinale di Alpedrinha, uomo dal temperamento carismatico, appena arrivato a Roma nel 1479 entra immediatamente nell’amministrazione dell’Ospedale della Nazione Portoghese.    Alcuni anni dopo, nel 1485, supplica il Santo Padre di concedergli facoltà di procedere ad una riforma dell’istituzione promulgando e facendo approvare nuovi statuti. La risposta definitiva è accordata da Papa Innocenzo VIII con il Breve Sicut accepimus del 12 gennaio 1486 concedendogli la facoltà di promulgare statuti per normalizzare la disciplina interna dell’ospizio, con piena autorità per esigere la completa osservanza dei decreti. Suo è inoltre, il progetto della Confraternita di Santo Antão (1508), «… una confraternita sotto il patrocinio di Santo Antonio Abate, costituita non soltanto dalla Curia portoghese ma da tutta la Nazione Portoghese e dai suoi sudditi, dell’attuale Re del Portogallo, quanto dei suoi successori…».


Don Pedro Mascarenhas
dom pedroAmbasciatore del Re del Portogallo presso la Corte Pontificia, regolerà o a lungo la disciplina della struttura amministrativa dell’Ospedale e della Chiesa: è ufficializzato l’incarico di Protettore nella figura dell’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, responsabile di una struttura amministrativa complessa: governatori e consiglieri, contabili, notaio e legale, cappellano-ospedaliere e cappellano-sacrestano.

 

 

 

 

 

 

 

 

Riforme di Don Gesualdo, Cardinale di Ostiense
Sintomatico dell'ingerenza spagnola nelle questioni portoghesi (Duchi di Sessa e Baena) Don Gesualdo è nominato Visitatore Apostolico da Clemente VIII e stabilisce una serie di riforme che potenziano un maggiore intervento esterno nella vita dell'istituzione - del Re attraverso l'Ambasciatore - e, insieme, alcune alterazioni interne, come la riduzione del numero di dirigenti e la creazione dei nuovi incarichi di cappellano-cantore, tesoriere e cappellano-perfetto-spirituale. Questi nuovi Statuti privilegiano ancora il registro delle attività, lo spazio e le norme di funzionamento dell'Archivio.


Don Luís de Sousa
don luisApprovati, prima dalla Congregazione Generale (1678), poi da Papa Innocenzo XI (1683), i nuovi Statuti dell'Ambasciatore Don Luís de Sousa resteranno validi fino al 1871. Costituiscono tre libri - il primo dedicato alla struttura organizzativa, il secondo alle pratiche di culto e il terzo a quelle sull'ospitalità - che riflettono l'adattamento ad un'organizzazione più grande, in cui si articolano la diminuzione dei poteri del Protettore in favore dei due Governatori; subito dopo, a seguire, cinque Consiglieri, un tesoriere (Camerlengo) e un Archivista.

 

 

 

 


1799-1814
Le ripercussioni connesse alle imprese napoleoniche raggiunsero anche Roma e Sant’Antonio dei Portoghesi, le cui porte furono sbarrate e i cui beni confiscati. Nel 1799 la Chiesa è comprata ad un’asta pubblica, ma lo stabilimento resta chiuso fino al 1814, quando si ristabiliscono le riunioni della Congregazione e la raccolta della documentazione.
Viene istituito il Liberalismo, apportando una rottura istituzionale derivante dall’incompatibilità tra il nuovo regime e il vecchio, – e si apre così la strada verso una corporazione nazionale legata alla famiglia reale, centrata sulle sue funzioni pie, assicurandone l’autonomia direttiva nei confronti della Chiesa.

Secoli XIX e XX

duca saldanhaDuca di Saldanha
Nel 1863 il Duca di Saldanha giunge a Roma come ambasciatore del Re del Portogallo, ed inizia quasi simultaneamente una polemica con i governatori dell’Istituzione, sostituendo la Congregazione Generale con una Commissione Amministrativa di sua fiducia. Questa situazione durerà fino all’inizio del 1866, quando si convoca di nuovo la Congregazione Generale.
Comincia intanto una nuova fase nella storia di Sant’Antonio dei Portoghesi – che prende l’attuale designazione di I.P.S.A.R. – in cui la tutela dell’Istituzione passa dalla Chiesa allo Stato Portoghese, rappresentato a Roma dall’Ambasciatore.
A questa trasformazione fanno seguito una serie di restauri in Chiesa e negli edifici dell’Istituto, in cui appare evidente il desiderio di affermare questa nuova autorità attraverso l’esaltazione del vigore nazionalista dell’istituzione: la preoccupazione di rappresentare nella Chiesa un vero e proprio “pantheon” di Santi Nazionali, viene posto su ciascun edificio o spazio dell’Istituto lo stemma della Dinastia di Braganza così come  nella fontana costruita nel cortile dell’Istituto viene fatto riferimento al Re D. Luís.

Costa Cabral
costa cabralAmbasciatore dal Luglio 1870, Costa Cabral ottiene dal re la nomina di una commissione per la rielaborazione degli Statuti approvati nel Dicembre del 1871. Accompagnerà la vita dell’Istituto nel difficile momento dell’ultima piena del Tevere, nell’inverno del 1870.

 

 

 


La Repubblica

Con l’avvento della Repubblica (5 Ottobre 1910), si interrompono le relazioni diplomatiche tra Portogallo e la Santa Sede, e la successiva laicizzazione dell’Istituto, riconosciuta nei nuovi Statuti che la Rappresentanza diplomatica Portoghese a Roma fa approvare, ponendo Sant’Antonio dei Portoghesi sotto autorità del Ministero delle Finanze. L’anti-clericalismo della I Repubblica è evidente e determina l’abolizione della dedicazione religiosa, prendendo il nome, in questo periodo, di Istituto Portoghese in Roma.
Sono privilegiati i fini culturali dell’istituzione e la sua gestione è affidata ad un amministratore-direttore, funzionario dello stato portoghese.


1919-48

1919Il ripristino delle relazioni diplomatiche con il Vaticano determina una riformulazione degli statuti nel 1919: la soluzione di compromesso trovata mantiene la denominazione laica dell’Istituto, ma riduce i poteri dell’ambasciatore e crea la carica del Rettore.
Nel Concordato firmato tra lo Stato Portoghese e la Santa Sede, nel 1940, l’Istituto non era contemplato. Ma il decreto 36:882 del 22 maggio 1948 restituisce la denominazione e la vocazione religiosa dell’Istituto unificando le funzioni di Rettore e Amministratore, garantendo così un allargamento del suo potere.
Sono datati 1952 gli ultimi Statuti dell’IPSAR, che determinano la manutenzione delle funzioni culturali, concedendo tuttavia la priorità ai fini religiosi e di assistenza e garantendo al Rettore (nominato dal Governo portoghese) un’autonomia quasi totale, riconsegnando così alla Chiesa il suo storico potere di intervento e decisione nell’Istituto.

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